Con il Psp italiano la sovranità alimentare resterà uno slogan?

La Commissione Europea ha approvato all’inizio di Dicembre il Psp (Piano Strategico per la Pac) ossia il Piano strategico nazionale relativo alla Politica agricola comunitaria 2023-2027 presentato dal Masaf (ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste). In sigla il piano fa “Psp”,dove la seconda “P” sta per “Pac”, e permette di far partire la programmazione di quella spesa agricola che avrebbe dovuto coprire il periodo 2020-2027, ma che il rinnovo del Parlamento Europeo prima e i contrasti sul tema in essere presso gli Stati membri hanno fatto ritardare di due anni.

In tale lasso di tempo, e alla luce di discussioni che si rifanno al 2017, l’Unione Europea ha messo a punto una riforma fortemente orientata all’ambiente e alla sostenibilità che trova la sua sintesi negli slogan “Green New Deal” e “Farm to Fork”, affermazioni dietro alle quali si cela e una svolta verde che fra i suoi tanti obiettivi prevede anche un incremento del 25 per cento delle superfici condotte ad agricoltura biologica entro il 2030 e una riduzione del 50 per cento dell’uso dei fitofarmaci entro la stessa data.



“Pensieri stupendi” si potrebbero definire tali orientamenti parafrasando l’omonima canzone di Patty Pravo lanciata nel 1978, se non fosse che mentre le varie commissioni europee mettevano a punto le rispettive tesi nel chiuso del loro caldi e confortevoli uffici, l’Europa e il Mondo hanno dovuto affrontare una serie di crisi apertesi con la pandemia da Covid-19 cui poi han fatto seguito una pesante carenza di materie prime e il conflitto russo-ucraino.

Approvvigionamenti sotto scacco, sovranità alimentare poco perseguita

Quest’ultimo in Europa molto ha accentuato i problemi di approvvigionamento agroalimentare, posto che il Vecchio Continente importava una discreta quantità di cereali e oleaginose proprio dai due Paesi in guerra. La crisi del gas, il cui prezzo è schizzato in poche settimane da circa ventieuro per megawatt a oltre 300, avrebbe dovuto far comprendere agli illuminati governanti di Bruxelles che alcuni settori sono strategici e quindi o si cerca di produrre “in casa” la maggior quantità possibile di beni ad essi riferibili puntando all’autosufficienza o si diversificano i fornitori al fine di non legarsi mani e piedi a uno o a pochi. Due standard operativi che anche il più scassato artigiano di provincia mette in atto da sempre, ma che l’Europa ha messo a fuoco troppo tardi, col risultato di andare in crisi oltre che a livello di approvvigionamenti energetici anche in termini agroalimentari.

Logico attendersi che a fronte di tali situazioni i Governanti europei mettessero mano alla Riforma Agricola appena sfornata per adeguarla al mutato scenario, cosa che invece non è accaduta né è stata perseguita a livello nazionale dal “Psp” italiano. Anche quest’ultimo molto punta in effetti sull’ambiente dimenticando che il primo obiettivo di una seria politica agricola rivolta al futuro dovrebbe proprio essere l’approvvigionamento alimentare per minimizzare la dipendenza del Paese dall’estero. Giusto quindi tutelare l’Ambiente, ma in seconda battuta, dopo aver perseguito l’autosufficienza alimentare con le migliori tecnologie disponibili, con i criteri dell’Agricoltura 4.0, con utilizzo di tutto ciò che la scienza mette a disposizione.

Buona l’idea, meno l’applicazione

All’atto pratico accade quindi che il “Psp” nazionale persegua obiettivi nobili e per certi versi condivisibili, dimenticando però che polli e pasta non nascono sugli scaffali del supermercato, ma vanno prodotti in campagna. Il rischio, se non si adeguerà il “Psp” alla situazione corrente, è che le campagne nazionali diventino splendidi ma improduttive aree naturali, gestite da agricoltori pagati più per fare i giardinieri che per produrre e appaganti gli occhi ma non la pancia. A quella dovrà continuare a pensare l’import proveniente da Paesi extra-Ue che applicheranno alle rispettive derrate alimentari i prezzi che riterranno più opportuni. Sempre che decidano di vendere e che noi si abbia i soldi per pagare.

Leggi anche: La sovranità alimentare si scontra con la crisi della produzione interna

Titolo: Per il “Psp” italiano la sovranità alimentare è solo uno slogan?

Autore: Fabio Fracchia

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