Droni: mission “possible”

Il settore agricolo è sotto pressione. Gli si chiede di produrre sempre più cibo utilizzando sempre meno risorse. Meno terreni, meno acqua, meno concimi e meno fitofarmaci. Una “Mission impossible” che solo robot, droni e satelliti possono rendere “possible”.

Il ritornello è sempre lo stesso. Il Mondo è troppo abitato e lo sarà sempre di più. Oggi l’Umanità conta circa sette miliardi e mezzo di persone e fra trent’anni circa saranno nove miliardi. Ma è vero? Secondo l’istituto viennese “International Institute for Applied Systems Analysis”, l’accademico norvegese Joergen Randers e Deutche Bank in realtà la Popolazione mondiale toccherà gli otto miliardi di unità attorno al 2040 per poi decrescere a causa di due fattori: una forte urbanizzazione che porterà i due terzi delle persone a vivere in città e un calo della fertilità femminile indotto dalla maggior autonomia economica, professionale e culturale delle donne.

Tre anni fa Fendt avviò il progetto “Mars”, “Mobile Agricultural Robot Swarms”, per sviluppare un sistema robotizzato atto a realizzare semine ultraprecise mediante piccoli robot funzionanti in gruppo. Il sistema permette di conoscere con precisione il punto di interramento, la profondità e l’orario di deposizione di ciascun seme seguendo poi in modo mirato la protezione, la concimazione e la crescita della pianta

Due tesi contrapposte quindi, ma che impattano comunque sul settore agricolo in quanto chiamato a dover sfamare un più elevato numero di bocche a fronte di una sicura diminuzione dei terreni coltivabili e delle risorse disponibili. I primi in termini di estensioni causa la crescita degli insediamenti urbani, le seconde per motivi ambientali e politici. Di fatto accadrà che si dovrà “produrre di più con meno”, obiettivo cui, non a caso, guardano proprio quelle forme di coltivazione facenti capo alla cosiddetta “Agricoltura 4.0” oggi sugli scudi grazie agli aiuti messi in campo dal Governo per stimolare l’ammodernamento del settore sostituendo l’esperienza dell’uomo con specifiche e approfondite analisi scientifiche attuate mediante satelliti, droni e robot.

In Francia la società Nano Technology ha messo a punto “Dino”, un robot lungo e largo due metri e mezzo pesante otto quintali in grado di diserbare fino a cinque ettari di terreno al giorno grazie a due telecamere che valutano la crescita delle piante, identificano le erbe infestanti e le fanno estrarre meccanicamente

Grazie alla tecnologia ogni singolo metro quadrato agricolo arriverà a produrre il massimo possibile, fermo restando che a quel punto si dovrà decidere se dar spazio alla tecnologia e ai robot anche in fase di raccolta o continuare a impiegare manipoli di derelitti per far contente le Mafie e i Politici di Sinistra. Sicuro che alla fine prevarranno i robot, termine che abbraccerà sia i sistemi semoventi adibiti a compiti di analisi e controllo sia i grandi trattori da campo aperto operanti in autonomia. I primi si avvarranno però di propulsioni elettriche, i secondi di motori diesel, cosa che obbligherà le Aziende a riorganizzarsi in termini di approvvigionamenti energetici e di controllo dei costi, con questi ultimi che potrebbero spingere verso autoproduzioni elettriche di derivazione eolica, solare, biomassica o basata su sistemi idroelettrici compatti.

“BoniRob” è un robot sviluppato dalla tedesca DeepField Robotics destinato a operare in campo per attuare diserbi via laser. Vanta un’autonomia di otto ore e può coprire fino a cinque ettari al giorno

Muovere i robot con batterie ricaricate solo mediante la rete potrebbe in effetti non essere conveniente esattamente come non converrà aumentare il numero delle batterie per migliorare le autonomie di lavoro. Anche i robot dovranno in effetti muoversi sul terreno dando luogo ai minimi compattamenti possibili e non è un caso se la ricerca di settore molto sta lavorando sul concetto di “swarm operation”, in italiano “lavorazioni a sciame”. L’idea è quella di approcciare le attività di monitoraggio da terra e le lavorazioni leggere mediante piccole e leggere macchine azionate con basse potenze, inferiori al chilowatt, ma operanti 24 ore su 24 per sette giorni alla settimana, mezzi che indurrebbero compattamenti dell’ordine dei duecento grammi per centimetro quadro operando in maniera programmata, ognuno su una micro-parcella con sostituzione automatica della macchina non appena le batterie accennano a esaurirsi.

Si chiama “Ave” il robot mosso mediante energia solare progettato dalla società Svizzera EcoRobotics. Rileva le infestanti e le uccide mediante quantità controllate di erbicida. In condizioni ideali può coprire tre ettari ogni 12 ore

Robot di questo tipo se prodotti su larga scala e quindi resi disponibili a prezzi accessibili potrebbero svolgere attività di diserbo e semina assorbendo circa il 70 per cento di energia in meno di quella che servirebbe per effettuare le stesse attività con un trattore tradizionale e ciò anche con costi di proprietà altrettanto competitivi. Ipotizzabile quindi che le aziende agricole del futuro invece di disporre di pochi e grandi trattori disporranno di una flotta di robot autonomi di piccole dimensioni che espleteranno vari compiti col vantaggio costante di ridurre le compattazioni del suolo e poter operare anche in condizioni climatiche senza creare danni o impantanarsi. Sarà quindi possibile, per esempio, intervenire in campo anche se fradicio per estirpare meccanicamente le infestanti quando iniziano a germogliare. Di giorno e di notte e senza l’uso di erbicidi. Ciò lascerà ai trattori autonomi convenzionali il compito di operare quando servono grandi potenze ottimizzandone di conseguenza l’uso ed evitando che le stesse macchine debbano essere usate a bassi o medi carichi, situazione oggi comune che dà luogo a consumi non coerenti con le attività da espletare.

Related posts