È solo l’inizio

Manitou passa allo stage 4 ma non solo. Oltre a mettere nuovi motori sotto i cofani della sua gamma agricola di medie prestazioni fa anche entrare in serie una buona dose delle innovazioni presentate nel 2012 a livello prototipale. Nove macchine che aprono una nuova era nel settore

foto-notizia-4Lo stage 4 innanzitutto. Un obbligo di Legge senza il quale non si può andare avanti il cui rispetto comporta non pochi problemi di carattere tecnico, prestazionale ed economico. I motori stage 4 in effetti costano più dei propulsori attuali causa la complessità dei loro sistemi di alimentazione e scarico con i secondi che danno anche luogo a ingombri di rilievo non facili da inserire sottocofano. Da qui la necessità di rivedere non solo i motori ma anche le loro installazioni, cosa che di fatto impone una riprogettazione parziale della macchina. Non è un caso quindi se molti costruttori hanno sfruttato il passaggio di stage non solo per rivedere le motorizzazioni, ma anche per aggiornare le proprie macchine, operazione che nel caso di Manitou si è trasformata in una rivisitazione della gamma media che è partita dalla riprogettazione dei telai arrivando all’inserimento di una nuova cabina. Macchine tutte nuove quindi, al punto che la stessa Manitou le ha inquadrate nell’ambito di una serie denominata ”NewAg”, pseudo acronimo di “Nuova Agricoltura”. Al momento, ma il futuro sarebbe d’obbligo visto che i primi modelli “NewAg” arriveranno in Italia solo verso la metà del prossimo anno, la nuova serie impatta quindi solo sui mezzi di classe media, quegli stessi che però rappresentano da soli la gran parte dell’offerta Manitou coprendo quasi tutte le esigenze operative del comparto agricolo con altezze massime di lavoro comprese fra i sei e i nove metri e portate oscillanti fra i 30 e i 41 quintali. In tali forchette si sono inserite sei macchine base, “Mlt 630”, “Mlt 635”, Mlt 733”, Mlt” 737”, “Mlt 741” e “Mlt 940”, alcune delle quali sono però disponibili con tarature di potenza diverse, 105, 130 o 140 cavalli, e anche con trasmissioni diverse. Ne deriva una linea di prodotto composta da nove diversi modelli fra loro accomunati nel design, moderno e gradevole, nelle motorizzazioni, tutte a marchio Deutz e facenti capo alla serie “Tcd 3.6”, e nelle cabine, completamente riviste sia nelle strutture sia negli arredi. I motori non hanno bisogno di presentazioni trattandosi dei quattro cilindri turbodiesel oggi più+ gettonati, unità compatte nella meccanica, alimentate per via elettronica e asservite da sistemi egr ed scr che permettono di ottemperare alle norme stage 4 senza dover ricorrere a filtri anti particolato. Tarate sulla base di tre diverse erogazioni, tali unità possono abbinarsi a quattro diverse trasmissioni, ciascuna delle quali studiata per far fronte a ben precise attività. L’attacco è dato da un cambio manuale a quattro rapporti gestibile senza dover far uso della frizione, ma subito sopra si colloca un power shift a sei stadi con passaggi di marcia attuabili manualmente a pulsante o in automatico. Sia il cambio manuale “PowerShuttle” sia il power shift “PowerShuttle mPlus” sono asserviti da un convertitore di coppia che permette di disporre di elevate performance anche a basso numero di giri, obiettivo reso ancora più tangibile dalla trasmissione idrostatica “M VarioShift” che opera sulla base di due gamme selezionabili anche in marcia. Al top un cvt Zf serie “2Hc85” disponibile solo sui modelli di potenza più elevata a differenza dei altri cambi che si spalmano in maniera abbastanza omogenea su tutte macchine. Queste sono anche accomunate da minori esigenze di manutenzione rispetto alla gamma attuale e da un’idraulica concepita in un’ottica di più elevata produttività. A seconda del modello la portata del circuito di lavoro può in effetti essere di 104 o 170 litri al minuto sempre fruibili in maniera ottimale e redditiva grazie alla presenza di tre nuove funzioni integrate nel sistema “Intelligent Hydraulics” che permettono di sfilare e alzare contemporaneamente un carico mantenendo sempre durante la manovra l’assetto di partenza, di scuotere la benna in fase di scarico operando a pulsante e di realizzare i ritorni e gli rientri solo per gravità attuando di conseguenza un risparmio energetico che incide positivamente sui costi di gestione delle macchine.

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