Fahr “D 180 H”: trattore ottimo, ma all’epoca molto costoso

Maschinenfabrik Fahr Ag fu un marchio nato nel 1870 che contrassegnava macchine agricole famoso nel Mondo per la loro elevata qualità, attrezzature per la fienagione e la mietitura che spaziavano dalle falciatrici e dalle imballatrici alle trebbie manuali, agli aratri, ai torchi e a altri mezzi ancora. Ubicata a Gottmadingen, cittadina di circa diecimila abitanti adagiata sulle sponde del lago di Costanza, nel Sud della Germania, l’azienda fu fondata da Johann Georg Fahr, geniale inventore e abile imprenditore, e nel 1903 passò nelle mani dei figli che si rivelarono abili costruttori quanto il padre continuando per oltre 35 anni a produrre attrezzature e macchine manuali.

Nel 1938 però ci fu una svolta. La domanda di macchine agricole cresceva in tutta Europa e i Fahr si resero conto che per restare sul mercato quali protagonisti del settore era necessario affiancare alle produzioni consolidate anche i trattori.

L’esordio di Fahr con “F 22”

Lo fece nello stesso anno con il lancio di “F22”, spinto da un bicilindrico Deutz da 22 cavalli cui affiancò una rinnovata gamma di attrezzi dando di conseguenza vita a una delle prime “full liner” del comparto. Trattore e attrezzature riscossero subito un buon successo grazie alla loro qualità costruttiva e alle loro prestazioni, ma un anno dopo scoppiò la Seconda Guerra Mondiale che dapprima sconvolse tutti i progetti Fahr arrivando, nel 1945, a distruggerne le fabbriche causa i bombardamenti alleati. Durante la guerra la produzione della Casa si limitò a un solo modello, un trattore a gasogeno siglato “Hg25”, e solo nel 1948 riprese a pieno ritmo la produzione dei trattori con il lancio dei modelli “D 12”, “D 15”, “D 17”, “D 22P”, “D 25”, “D 28” e “D 30L”, tutti propulsi da motori Guldner e Deutz.

Nello stesso periodo, fra il 1948 e il 1953, Fahr commercializzò anche una veicolo commerciale orientato agli utilizzi agricoli chiamato “Farmobil”, una via di mezzo fra una utilitaria e un piccolo pick up che riscosse un discreto successo ma non tale da spingere la Casa a produrre ulteriori auto. Manager e tecnici concentrarono quindi tutte le loro energie sui trattori ampliando la gamma nel 1952 con i modelli “D 45L” e “D 60L”, entrambi motorizzati Deutz.

Il passo falso in Argentina di Fahr

A quel punto, forte di un marchio consolidato e di una gamma atta a soddisfare la maggior parte delle esigenze dell’agricoltura europee, l’azienda decise di guardare Oltre Oceano aprendo una fabbrica a Buenos Aires, in Argentina, sulla base di presunti e cospicui aiuti governativi. Questi ultimi però non arrivarono mai e la fabbrica lavorò sempre in perdita producendo dal 1938 al 1961 circa cento mila trattori. In tale lasso di tempo, nel 1954, venne anche lanciata sul mercato una rinnovata serie “D”, mezzi le cui sigle di identificazione non erano più riferite alle potenze motore ma alle cilindrate.

La gamma comprendeva sette modelli di potenze comprese fra i 12 e i 60 cavalli con “D 90” che fungeva da macchina di attacco e “D540” da top di gamma. In mezzo “D 130” da 17 cavalli, “D 160” da 22, “D 180” da 24, “D 270” da 32 e “D 400” da 45. Tutti erano proposti anche in versione “H”, “Hochradausfuhrung”, in tedesco “ruote alte” ma i modelli più gettonati dal mercato furono i “D 180” e i “D 180 H” da 24 cavalli, dei medi mossi da un diesel raffreddato ad aria a due cilindri, quattro tempi alimentato per via diretta a marchio Mwm.

Il trattore era offerto anche in versione stretta “D 181” che conservava gli stessi gruppi della versione standard, motore, frizione, ponte sollevatore idraulico, presa di forza, puleggia, ma erano diversi i rapporti del cambio e i pneumatici per contenere la larghezza fuori tutto era in poco più di un metro.

Ottimo ma molto costoso

“D 180” nelle sue diverse configurazioni era un trattore eccellente e ben congeniato, una spanna avanti ai rivali dell’epoca, ma, come tale, anche piuttosto caro, tant’è che in Italia, dove se ne importarono 215 esemplari, costava quasi due milioni di lire, molto di più dei diretti rivali. Ciò non impedì comunque alla macchina di essere costruita in circa otto mila e 500 unità fino al 1959, anno in cui il “buco” argentino e alcune scelte di prodotto discutibili portarono l’ azienda ad cedere il 25 per cento delle sue azioni al gruppo Deutz che nel 1969 acquisì l’intero controllo della Casa. Il marchio e la rossa livrea Fahr sopravvissero fino al 1984, anno in cui i trattori diventarono verdi e furono connotati dal marchio Deutz-Fahr che nel 1995 divenne di proprietà Same dando vita all’attuale gruppo Sdf.

Una spanna sopra la concorrenza

Il motore Mwm inizialmente usato per muovere “D180” era il tipo “Akd 12Z” da 22 cavalli, poi sostituito però da un “Akd 112Z” da 24cavalli. In entrambi i casi la cilindrata era di mille e 810 centimetri cubi realizzati con canne da 98 millimetri di alesaggio e 120 di corsa e comune era anche la lubrificazione a circolazione forzata con un filtro olio a lamelle. La capacità del serbatoio combustibile era di 30 litri e il consumo di circa due chili e mezzo di carburante/ora.

Fahr “D 180” era strutturalmente costituito da due scatole autoportanti una delle quali, il carter intermedio, era fissato direttamente al motore e nel suo prolungamento ospitava il cambio e il ponte posteriore. L’asse anteriore era oscillante, sospeso mediante molle a lamina controllate da ammortizzatori elicoidali collocati al centro dell’asse stesso, non sui fusi a snodo come nella maggior parte degli altri trattori.

Sui fusi agiva però la scatola di sterzo, loro collegata mediante due biellette, una per ogni lato del trattore. Il dispositivo di frenatura era a nastro a secco, attivato da tre pedali posti sulla destra del trattore con il pedale centrale che agiva simultaneamente sulle due ruote posteriori per la frenatura su strada lasciando agli altri due il compito di agire sulla singola ruota per agevolare le manovre. Il cambio proponeva cinque marce avanti e una retro rendendo disponibile in opzione anche una marcia extra lenta.



Il ponte posteriore ospitava il differenziale con il blocco nella semiscatola destra e la presa di forza normalizzata mentre i riduttori erano posti all’estremità dei semialberi posteriori. Da segnalare il gancio di traino con molla parastrappi e i numerosi accessori proposti in optional fra i quali una puleggia con rinvio ad angolo di 220 millimetri di diametro che girava a mille e 490 giri/minuto installabile direttamente all’estremità della presa di forza. Si poteva poi ordinare un argano da 35 quintali di capacità, una barra falciante laterale, un caricatore frontale e numerosi altri attrezzi. Il sollevatore idraulico con l’attacco a tre punti era fissato sulla trasmissione ed azionato da una pompa collocata sul carter della frizione a sua volta azionata da un pignone posto sull’albero principale del cambio.

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Titolo: Fahr “D 180 H”: trattore ottimo, ma all’epoca molto costoso

Autore: Massimo Misley

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