Obiettivo venti per cento

Il mercato nazionale delle trincia caricatrici semoventi è quanto mai ridotto. Si parla di meno di 80 macchine vendute ogni anno. Krone con le sue “Big X” ha chiuso la stagione pregressa con una quota di mercato del 18 per cento circa  e punta al venti per la stagione in corso

Krone Big X trincia caricatrici semoventi

Nel mezzo di un momento storico difficile com’è l’attuale e operando in un ambito commerciale ristretto qual è quello delle trinciacaricatrici semoventi, vendere 14 macchine su un totale di 78 com’è accaduto a Krone nel corso della stagione 2015/2016 è un bel successo. A maggior ragione se si considera che le rivali del Marchio tedesco sono multinazionali di settore che vantano reti distributive ampie e ben articolate, si parla di Claas, John Deere e New Holland, una delle quali, Claas, detiene da sola il 50 per cento del mercato. Proprio alla luce di tale realtà quando Krone lanciò la sua prima “Big X”, nel 2000, molti operatori considerarono la mossa un azzardo industriale. In realtà Krone aveva meditato bene sul da farsi e l’esordio in un settore fino a quel momento estraneo era legato a un ben preciso progetto di crescita. Tecnologica, industriale e di immagine. Una sfida certamente impegnativa, ma approcciabile da un Gruppo industriale abituato a progettare e costruire in termini di qualità oltre che operante in più settori in uno dei quali, i trasporti su strada, risultava inserito fra i leader. Non mancavano quindi né le conoscenze di base né le strutture necessarie per dar luogo a macchine prestazionali ma tutto sommato concettualmente semplici come sono le trincia, mezzi che Krone ha poi approcciato senza tradire quella sua filosofia produttiva che punta a ottimizzare il rapporto fra prestazioni, affidabilità e prezzo. Ciò proponendo agli utenti finali soluzioni tecnologiche moderne, ma avulse da contenuti avveniristici o di utilità marginali. Macchine molto concrete quindi, che gli operatori hanno dimostrato di apprezzare e oggi disponibili in nove tarature commerciali di potenza comprese fra i 480 e i mille e 110 cavalli erogati da motori Man a sei, otto o dodici cilindri a seconda del modello ma sempre emissionati in stage 4. A tali unità si abbinano poi trasmissioni idrostatiche a due gamme gestite per via elettronica così da permettere alle macchine di accelerare da fermo fino alla velocità massima di 40 chilometri l’ora senza che l’operatore debba gestire un qualsiasi cambio ma disponendo su alcuni modelli di un sistema denominato “Power Split” che modifica in automatico le mappature di alimentazione dei motori in funzione dell’uso della macchina. Su strada o in caso di lavorazioni che non richiedono la massima potenza, come per esempio accade se si opera su campi erbosi o ci si muove su strada, i motori operano in modalità “EcoPower”, quindi con erogazioni e consumi ridotti. Quando invece il lavoro richiede le massime prestazioni, per esempio se si trincia su mais, scatta la modalità “X Power” che mette a disposizione l’intera “cavalleria” disponibile lasciando anche alla discrezionalità dell’operatore la possibilità di disporre di un boost di coppia supplementare per far fronte alle situazioni più difficili. Queste ultime, se indotte dalla conformazione dei terreni su cui si opera, sono peraltro minimizzate anche dalla presenza di sistemi di sospensione a ruote indipendenti sui ponti posteriori che assicurano sempre la miglior aderenza possibile dei pneumatici al terreno e da un eventuale sistema di trazione di tipo integrale con controllo degli slittamenti. Fermare l’avanzata di una “Big X” è in definitiva difficile né tale impresa può riuscire al raccolto visto che il tagliato nel momento in cui accede alla macchina viene gestito con un sistema di precompressione a sei rulli che rappresenta la connotazione saliente di tutte le “Big X” risultando anche protagonista in termini di produttività. Garantisce infatti al rotore di taglio un flusso di prodotto sempre costante, anche in presenza di forti discontinuità colturali come per esempio accade quando si opera su andane non perfettamente formate. Di fatto accade che i rotori di taglio operino sempre su una massa solida omogenea al cui trattamento provvede un numero di lame variabile fra un minimo di venti e un massimo di 40 a seconda delle lunghezze di taglio che si desiderano realizzare, da un massimo di 31 millimetri a un minimo di due millimetri e mezzo. Tutti i coltelli sono facilmente regolabili mediante una chiave a mano che agisce su appositi eccentrici, soluzione denominata “MaxFlow”, e alla loro affilatura provvede un sistema automatico che attua anche alla regolazione del contro coltello. Sempre per garantire la massima produttività indipendentemente dal prodotto in lavorazione Krone ha poi inserito sulle sue “Big X” il sistema “VariStream Inside” che varia in automatico le distanze in essere fra coltelli di taglio e le palette del lanciatore dai rispettivi fondi adeguandole alla massa di tagliato in transito. Ciò, oltre a evitare a priori che si creino intasamenti, gioca anche a favore della versatilità operativa permettendo di usare le macchine su prodotti diversi e quindi in periodi dell’anno altrettanto diversi così da accelerare gli ammortamenti. Ovviamente la cosa impone la necessità di cambiare spesso e volentieri le testate, ma Krone ha pensato anche a questo mettendo a punto un sistema idraulico-meccanico di attacco e stacco delle testate che permette all’operatore di cambiare in sicurezza, senza fatica e in pochi minuti la barra di taglio. Da segnalare infine, sempre a favore della riduzione dei tempi morti, il sistema “VariQuick” che permette di posizionare o scavalcare rapidamente il rompigranella, peraltro disponibile in quattro configurazioni che si differenziano fra loro per numero e geometria dei denti.

Related posts