I primi cingolati Lamborghini d’epoca in livrea giallo-oro

I primi tre cingolati prodotti da Lamborghini, costruiti dal 1955 al 1961, avevano la singolare caratteristica di essere disponibili sia nel classico bicolore grigio/rosso sia in una bella livrea “giallo-oro”

lamborghini cingolati epoca

di Massimo Misley

Escludendo le carioche, il primo trattore costruito da Lamborghini fu il modello “L 33”, prodotto nel 1951. La storia della casa fondata da Ferruccio Lamborghini è quindi relativamente recente se si pensa che Fiat aveva iniziato nel 1918, Landini nel 1928 e Same poco dopo. Nonostante ciò, nell’immaginario collettivo i trattori Lamborghini esistono da sempre e il loro Marchio è sinonimo di innovazione e prestazioni.

Una nomea conquistata sul campo, che nulla ha di usurpato e, anzi, trova conferma nelle versioni cingolate della Casa modenese, macchine che Lamborghini iniziò a produrre nel 1955, quindi prima di Same e Landini, con il modello “Dl 25 C”, voluto per accedere a un segmanto di mercato allora dominato da Fiat con “700 C” del 1932 e dalla sua evoluzione del 1939, Boghetto “40” del 1939.

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Trattori datati rispetto al cingolato Lamborghini, ma anche più economici e dotati di motori a quattro cilindri anziché del bicilindrico corsa lunga Mwm “Kd 12-Z” da 26 cavalli di potenza scelto da Lamborghini per armare il suo cingolato. Per tali ragioni e anche a causa di una rete di vendita e assistenza non competitiva con quelle della concorrenza, “Dl 25 C” non incontrò il successo sperato, cosa che fece subito decidere a Ferruccio Lamborghini di correre ai ripari con il lancio di “Dl 30 C”, proposto nel 1956.

Rispetto a “Dl 25 C” il nuovo nato disponeva di ben otto cavalli in più, erogati sempre da un motore a due cilindri, ma da mille e 810 centimetri cubi di cilindrata anzichè da mille e 700. Proposto con un prezzo decisamente competitivo, “Dl 30 C” era caratterizzato dalla stessa gradevole e innovativa carrozzeria del suo progenitore, primo esempio di design applicato a un cingolato, sotto la quale si celava una meccanica affidabile e di facile manutenzione grazie alla razionale collocazione di tutti i componenti funzionali. Bello anche il disegno della griglia anteriore sulla quale troneggiava il Marchio della Casa e di classe superiore la finitura e l’assemblaggio.

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A stupire gli operatori fu però la livrea, un brillante “giallo-oro” probabilmente voluto proprio per differenziare anche visivamente la macchina da “Dl 25 C”, che era peraltro rimasto in produzione, e, soprattutto, dalla concorrenza.

Un escamotage di marketing che colse nel segno permettendo alla Casa di piazzare sul mercato più di duecento trattori nel solo primo anno di produzione. Un successo cui certamente molto contribuì anche l’affidabilità di una meccanica che apriva con una frizione monodisco a leva che trasmetteva i 33 cavalli del motore a un cambio a manicotti scorrevoli allestito sulla base di quattro rapporti in avanti e uno in retro.

La leva delle marce, al centro del tunnel trasmissione, tra le due leve delle frizioni di sterzo, operava secondo lo schema automobilistico e la guida era agevolata dalla collocazione ai lati del tunnel dei pedali dei freni, a secco come i due nastri che agivano sul tamburo delle frizioni di sterzo, anch’esse a secco. Le frizioni azionavano ruote motrici a razze sulle quali ingranavano catenarie con suole da 240 millimetro di larghezza supportate da quattro rulli di appoggio a doppio labbro.

La tensione era facilmente regolabile a chiave e il tutto era staffato su due telai oscillanti ed indipendenti collegati anteriormente da una robusta molla a balestra. La presa di forza era pilotata dalla stessa frizione della trasmissione e i giri corrispondevano a quelli del motore, era prevista una puleggia laterale per azionare eventuali trebbiatrici e la  barra di traino, regolabile ed incernierata in posizione avanzata, fornire un buon bilanciamento del trattore in fase di tiro.

Particolarmente gradevole e confortevole la poltroncina di guida, inserita in un ambiente tutto sommato comodo e confortevole nonostante la collocazione del filtro dell’aria proprio davanti al conducente. A tali plus si abbinavano poi forme compatte, la larghezza era limitata a 124 centimetri, che permettevano di usare il trattore nella maggior par te dei frutteti e nei vigneti, anche se poi proprio per le seconde coltivazioni ne venne prodotta una versione specifica un po’ più stretta. A conti fatti, l’unico appunto che si poteva sollevare a “Dl 30 C” riguardava sempre e solo il motore, costruito da Lamborghini su licenza Mwm.

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I Tecnici di Cento avevano alleggerito pistoni e bielle per aumentare il regime di rotazione e conferire all’unità un po’ più di brillantezza, ma il funzionamento restava poco brillante e lento nel prendere i giri complice anche un volano di grandi dimensioni voluto per regolarizzare la ruvidità tipica dei bicilindrici.

Ciò nonostante il pubblico apprezzò la macchina spingendo Lamborghini ad affiancare al modello base anche la già citata versione st retta e una versione larga da montagna. Fra il 1956 e il 1961 “Dl 30 C” venne prodotto in 461 unità complessive contro le 147 di “Dl 25 C” che chiuse la sua carriera nel 1958. In quello stesso anno arrivò il primo cingolato Lamborghini con motore a tre cilindri iniezione diretta raffreddato ad aria, “Dla 35 C” che affiancò ma non sostituì “Dl 30 C”.

Anche lui proposto in giallo-ora era mosso da un propulsore erogante 36 cavalli a due mila giri, era più pesante e strutturato e venne commercializzato per quattro anni, fino al 1961, in 101 esemplari. Con tale mezzo si chiuse la storia dei Lamborghini giallo oro, ma non quella dei suoi cingolati che proseguì con il lancio di “3402 C” fra il 1960 e il 1962, di “3403 C” fra il 1961 e il 1962 e di “4504 C”, un quattro cilindri costruito fino al 1963.

Già meccanico a 14 anni

Ferruccio Lamborghini nacque sotto il segno zodiacale del Toro il 28 aprile del 1916 a Renazzo di Cento, in provincia di Ferrara. Primo di cinque figli riuniti in una modesta famiglia di agricoltori, a soli 14 anni si trasferì a Bologna per aviare le sue prime esperienze nel campo della meccanica lavorando presso alcune aziende locali.

Durante la Seconda Guerra mondiale, mise poi in pratica le sue doti di tecnico riparatore presso l’“Autoreparto misto di manovra” dell’Aviazione militare, reparto con base a Rodi, in Grecia, e lì si specializzò come riparatore di automezzi familiarizzando anche con i motori diesel. Tali esperienze vennero poi utili al rientro dalla Guerra, quando lo Stato Italiano organizzò i campi di raccolta “Arar”, “Aziende di Recupero e Alienazione Residuati”, per raccogliere e cedere ai privati con apposite aste il materiale bellico abbandonato dagli eserciti.

Lamborghini visitò quei campi e da lì trasse i componenti utili ad assemblare le sue prime “carioche”, realizzate nell’officina di Cento, nei pressi di Ferrara, aperta nel 1948. La prima di tali macchine era mossa da un motore Morris a quattro cilindri a benzina capace di oltre 100 cavalli modificato per funzionare a petrolio e a potenza ridotta, a beneficio dell’affidabilità.

Il mezzo ebbe immediato successo, se ne vendettero 200 in un anno, e nel 1949 venne presentata una carioca equipaggiata con un Morris a sei cilindri da 40 cavalli.

Quelle macchine però non piacevano nè esteticamente nè concettualmente a Ferruccio Lamborghini, tant’è che ancor prima di finire la scorta dei motori Morris, assieme ai tecnici Alfonso Carassiti e Giorgio Guazzaloca, mise in cantiere “L 33”, sicuramente il miglior trattore mai costruito con componenti di recupero. La macchina si vendette bene, ma non convinse i due soci di Lamborghini che si ritirarono lasciando al Nostro a camminare da solo, cosa che fece creando la sua grande e ancora oggi mitica azienda.

Titolo: I primi cingolati Lamborghini d’epoca in livrea giallo-oro

Autore: Redazione

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