Ferguson “Fe 35”, il trattore della svolta

Fra i sistemi meccanici che più di altri hanno contribuito all’evoluzione della meccanizzazione agricola, l’attacco idraulico a tre punte ideato, brevettato e messo a punto fra il 1917 e il 1920 da Harry Ferguson sui suoi trattori merita sicuramente un posto di primo piano. Vuoi perché introdusse la portabilità delle attrezzature quale alternativa al loro traino, vuoi per il suo successo commerciale, tale da costringere nel tempo tutti i costruttori allora in auge a definire soluzioni similari.

Storico accordo tra Henry e Herry

Fra questi anche Henry Ford che nell’Ottobre del 1938, in occasione di una dimostrazione su campo del sistema Ferguson avvenuta a Fairlane Estate, nel Michigan, decise di stipulare con Harry Ferguson un accordo di collaborazione in base al quale Ford avrebbe costruito i trattori con attacchi a tre punti e Ferguson li avrebbe completati con i suoi attrezzi assicurandone anche la commercializzazione. Il primo trattore Ford realizzato sulla base di tale accordo fu “9N”, nel 1939, e fino al 1945 altre analoghe macchine videro poi la luce.



Harry ed Henry erano però due gentiluomini e quando si accordarono sancirono la cosa solo con una stretta di mano, senza nulla di scritto. Accadde così che nel 1945, quando il nipote di Henry Ford succedette al nonno mantenendone nome e cognome, l’accordo saltò. Henry Ford II ritenne di poter approfittare impunemente dei brevetti Ferguson e nel Luglio del 1947 lanciò “8N”. Nello stesso tempo lanciò anche una serie di attrezzature marchiate Dearborn, altro settore di attività che l’accordo del 1938 fra il nonno e Harry Ferguson riservava a quest’ultimo.

Il progetto del Ferguson “Fe 35”

Iniziò quindi una disputa che fece scalpore e che nel 1947 spinse Ferguson a commercializzare una propria versione di “8N” denominata “Te 20”. La macchina era prodotta in Europa presso lo stabilimento inglese di Coventry, dove si produceva anche il motore, mentre negli Stati Uniti era costruita a Detroit e mossa da un motore Continental. Dopo sei anni di processi, Henry Ford II venne condannato a versare a Harry Ferguson dieci milioni di dollari per danni, interessi inclusi e ciò permise al Ferguson di fondare una propria società.

Ciò permise a “Te20” di aumentare le proprie quote di mercato, fermo restando però che negli Anni 50 dovette affrontare la concorrenza di molti piccoli trattori europei che si proponevano più o meno con gli stessi contenuti tecnici. Fu così che nel mese di Settembre del 1956 “Te 20” venne sostituito da Ferguson “Fe 35”, sempre costruito a Coventry, in Inghilterra.

Simile ma non uguale: il Ferguson “Fe 35”

Esteriormente assomigliava molto al suo progenitore , sia nell’aspetto sia nelle dimensioni, ma la calandra era meglio rifinita e la carrozzeria era perfezionata. Adottava le stesse ruote, gli stessi parafanghi, lo stesso assale anteriore e la stessa batteria mentre cofano, motore, idraulica, sedile, cambio e pedali dei freni erano nuovi.  Anche il colore era diverso. Il grigio originale venne infatti mantenuto sulla carrozzeria e sui cerchioni, mentre le parti meccaniche, vennero verniciate con un color bronzo dorato.

Un upgrade ben riuscito

Di fatto nulla di rivoluzionario, ma molte migliorie rispetto a “Te 220”, a partire dai freni posteriori indipendenti con pedali gemellati alla possibilità di controllare il sollevatore in sforzo e posizione mediante una comoda doppia leva passando per il regime della presa di forza indipendente dalla velocità d’avanzamento del trattore. A muovere il tutto provvedeva un diesel quattro cilindri Standard Motor Company tipo “23C” da due litri e 259 centimetri cubi erogante una potenza di 33 cavalli a mille e 800 giri, prestazione portata poi a 34 cavalli a due mila giri.

Era un buon propulsore, ma spesso stentava a partire con il freddo e ciò spinse Massey Ferguson, che nel frattempo aveva acquistato Ferguson a sostituirlo nel 1959 con un Perkins, altra azienda nel frattempo acquista da Massey Ferguson, che permise a “Fe 35” di continuare la sua brillante carriera fino a 1964.In quell’anno non uscì però completamente di scena. Ancora oggi è infatti prodotto e distribuito in alcuni Paesi africani.

Troppi galli nel pollaio

Nel 1953 Harry Ferguson fece l’ affare della vita cedendo la sua giovane azienda e i relativi brevetti a Massey-Harris per una montagna di quattrini, 16 miliardi di dollari. Nacque così il gruppo Massey-Harris-Ferguson che alla fine del 1957 abbandonò il nome di Harris per diventare Massey-Ferguson; azienda con più di 21 mila dipendenti.

La nuova denominazione portò a una unificazione dei prodotti che però non fu facile da attuare e creò non pochi problemi alle reti di vendita e assistenza. Per questo motivo Massey Ferguson decise di intervenire sui prodotti iniziando con l’ unificazione dei codici colore. Le livree divennero tutte rosse a livello di carrozzerie e le meccaniche grigio metallizzate, ma la cosa non impedì che per qualche tempo continuassero a convivere trattori simili con marchi o nomi diversi come accadde proprio per “Fe35”, disponibile anche quale “Mf35” e in Europa anche quale modello “835”.

Storiche fusioni

Daniel Massey -1799-1856 – e Alanson Harris – 1816-1894 erano imprenditori canadesi operanti nel  settore delle attrezzature agricole. Il primo iniziò nel 1847 e il secondo, specializzato in mietitrici e battitrici, nel 1857. La spietata guerra commerciale tra le aziende dei due spinse però gli eredi a confrontarsi fra loro e fondere le aziende nel Maggio del 1891 dando vita al gruppo canadese Massey-Harris. Nell’autunno del 1953 questi acquisì poi l’azienda di Harry Ferguson dando vita al nuovo gruppo Massey-Harris-Ferguson parte delle cui azioni, per un valore di 16 miliardi di dollari, rimasero di proprietà di Harry Ferguson.

Leggi anche: Cingolati Ford, i primi trattori con carro autoportante

Titolo: Ferguson “Fe 35”, il trattore della svolta

Autore: Massimo Misley

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