Carne vegetale, il mercato dice no

Anche le storie più belle a un certo punto finiscono. A conferma, il caso di Beyond Meat, noto marchio di hamburger vegetali famoso per aver avuto il miglior lancio borsistico nel 2019 in quel di New York. L’azienda, che non versava in buone acque già dal 2022, ha chiuso il 2023 con ricavi in calo del 19 per cento, situazione che h sua volta ha portato alla necessità licenziare 65 persone che si sommano ai 240 esuberi del 2022.

Il negativo momento di Beyond Meat non è però indotto da una cattiva gestione ma riflette l’andamento del mercato americano delle “carni” di origine vegetale, dove le vendite non hanno mai raggiunto le quantità previste.

Quattro fasi di sviluppo

Secondo il sito internet Statista.com, infatti, nel corso del 2022 gli acquisti di questa categoria di prodotti sono calati dell’uno per cento a fronte di crescite importanti di tutte le altre tipologie di prodotti alimentari. Gli economisti per descrivere questo trend utilizzano il cosiddetto “modello del ciclo di vita del prodotto” secondo il quale ogni nuovo bene immesso su mercato segue quattro fasi. La prima fase è quella di lancio, durante la quale le vendite sono basse, perché poche persone conoscono il prodotto.

carne vegetale, il mercato dice no

Nella seconda fase si avvia poi lo sviluppo, periodo che vede impennarsi le vendite per effetto della pubblicità e del passaparola. A questo punto le aziende di solito sono felici, perché cominciano ad incassare molto ma questo non significa che il bene in questione sia di successo. Dopo l’impennata le vendite infatti si stabilizzano permettendo di valutare in maniera corretta costi e ritorni. E’ la fase della maturità del prodotto, quella che gli hamburger vegetali di Beyond Meat raggiunsero nel 2021 dando luogo a risultati molto sotto le attese. Ovvio quindi l’innescarsi della quarta fase, quella di declino, momento in cui i consumatori smettono lentamente di acquistare il prodotto e i ricavi calano, situazione che Beyond Meat vive da un paio d’anni e che si sta riproponendo anche in Italia. Nel Belpaese le vendite delle carni vegetali sono ancora in crescita, ma gli hamburger dell’azienda californiana sono ancora in fase di lancio anche se con vendite bassissime rispetto a quelle d’Oltreoceano.

Carne vegetale, la situazione in Italia

Tutto fa quindi pensare che agli Italiani i prodotti vegetariani sostitutivi della carne non piacciano affatto e che il passaggio dal lancio alla maturità al declino si concretizzi in tempi molto brevi. Al momento è difficile capire se si tratta di un problema generazionale o endemico, ma è certo che la prospettiva è positiva per il comparto delle produzioni animali e può anche essere inquadrata quale ennesima conferma di quello che Macchine Trattori scrive da tempo circa l’agroalimentare italiano.



E’ un comparto solido e molto competitivo che resiste di suo a qualsiasi attacco esterno. Inutile quindi farsi prendere dal panico quando sul mercato arrivano nuovi prodotti e inutile anche lanciarsi in legiferazioni tese a tutelarlo come risultano essere quelle che vietano di chiamare “hamburger” i prodotti a base di carni vegetali o, peggio ancora, il divieto di fare ricerca, produrre e commercializzare le carni coltivate. Sono azioni inutili e dannose in quanto il consumatore è sveglio di suo e non ha bisogno di aiuti per preferire una bistecca di Fassona piemontese a un plant-based burger californiano.

Senza dimenticare che in un Paese democratico ognuno dovrebbe essere libero di mangiare ciò che vuole o può avendo ben chiare in etichetta le indicazioni relative a ciò che metterà in pancia.

Titolo: Carne vegetale, il mercato dice no

Autore: Eugenio Demartini

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