Mercato: immatricolazioni in flessione

Il mercato trattori chiude il terzo trimestre 2022 con una lenta ma continua flessione delle immatricolazioni. Una situazione che al momento pesa soprattutto sui marchi nazionali, forse a causa della loro dipendenza da componentistica estera.

Continua la flessione del mercato trattori. La chiusura del terzo trimestre 2022 fotografa in effetti una diminuzione delle immatricolazioni di oltre 14 punti e mezzo percentuali che portano le ipotesi di chiusura di fine anno di poco oltre i 22 mila e 500 pezzi. Nessun tracollo, intendiamoci, ma un po’ di preoccupazione fra gli addetti ai lavori comincia a serpeggiare causa il continuo sovrapporsi di situazioni contingenti che non invitano le aziende agricole a investire nonostante siano ancora in essere consistenti aiuti.

Per questo motivo i Costruttori molto sperano in Eima, nella possibilità che il suo clima festoso e propositivo incida positivamente sulle propensioni alla spesa delle aziende. Un atteggiamento generalizzato in quanto la flessione ha risparmiato solo pochi Marchi, sia pur colpendo in maniera differenziata. Analizzando i dati in tabella è in effetti facile rendersi conto di come siano i Marchi nazionali quelli che più soffrono. Ciò indipendentemente dal fatto che siano brand generalisti o specializzati.



Flessioni più contenute per i brand esteri

Tra i generalisti flettono soprattutto New Holland, Landini, Same e Lamborghini, ma non brillano neppure le perfomance di Antonio Carraro e del gruppo Bcs. Contengono invece le perdite i brand esteri, con Valtra addirittura in controtendenza vedendo il suo immatricolato crescere di oltre 150 macchine. Bene anche Fendt che cala di sole 11 macchine su un immatricolato di quasi mille e 230 pezzi e comincia ad ambire al terzo posto in classifica.

Più accentuate, ma sempre contenute, le flessioni di Claas, John Deere, Kubota, Massey Ferguson e Deutz-Fahr. A conferma di un mercato dall’animo esterofilo che guarda con maggior simpatia il prodotto estero rispetto a quello nazionale. Si tratta di un atteggiamento che in certi casi può essere giustificato dall’esclusività delle produzioni, ma su cui si dovrebbe ragionare se ci si sta accingendo ad acquistare mezzi che per contenuti e prezzi sono del tutto allineati a quelli italiani.

In tali frangenti un po’ di nazionalismo non guasterebbe, senza stupidi sciovinisti alla francese ma riflettendo sul fatto che non ha logica invocare e pretendere la tutela del Made in Italy quando si devono difendere delle produzioni agricole se poi si tradisce lo stesso Made in Italy quando si tratta di investire a livello di parco macchine. Aziende agricole e contoterzisti sono peraltro agevolati da aiuti di Stato e quindi sarebbe anche di loro interesse contribuire alla crescita dello stesso Stato. Un po’ di coerenza, please.

Mercato: immatricolazioni in flessione

Autore: Furio Oldani

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